LA DISMORFOFOBIA
Il distubo dismorfofobico consiste nella preoccupazione eccessiva e patologica di avere un difetto estetico, da poter correggere solo ricorrendo al bisturi. Si tratta spesso di persone di bell'aspetto, che nonostante ricevano rassicurazioni da parte di amici, parenti e dottori circa l'inesistenza dei difetti che percepiscono, sono ossessionati dalla propria preoccupazione e vedono una sola soluzione possibile: l'intervento chirurgico.
I dati statistici indicano che il 42% di chi ricorre ad interventi estetici correttivi si dichiara completamente insoddisfatto, il 39% lievemente soddisfatto e meno del 10% si ritiene pienamente appagato dal correttivo intrapreso. Paradossalmente, anche gli insoddisfatti tendono a voler intraprendere ulteriori interventi, cosa che spesso viene poi sconsigliata perché sono ormai ricorsi troppe volte al bisturi.
Il problema ha una causa psicologica e si struttura secondo un meccanismo ossessivo-compulsivo. Si trovano nuovi difetti nel proprio corpo, sopratutto dopo essere ricorsi a interventi precedenti. Funziona un po' come il gioco delle scatole cinesi: aperta una scatola ne trovo un'altra più piccola, e un'altra più piccola, e un'altra... E’ facile intuire come una catena di interventi possa di volta in volta correggere il reale o presunto difetto, ma finisce con lo scompensare l'armonia generale del volto. Consideriamo i molteplici interventi di Michael Jackson, che lo hanno portato a sfigurarsi letteralmente il viso.
L'Italia occupa il terzo posto nella classifica mondiale dei Paesi che ricorrono alla chirurgia plastica: oltre l'1% della popolazione! La portata di questo disturbo è frequente e la sua manifestazione è sempre più evidente. Visto il pesante rischio di denunce i chirurghi plastici tengono in grande considerazione la possibilità che chi richiede l’intervento estetico sviluppi in seguito reazioni dismorfofobiche: molto spesso, infatti, la loro assicurazione deve risarcire i clienti che si ritengono danneggiati.
La Psicoterapia Breve Strategica è altamente efficace ed efficiente nella risoluzione del problema. I dati raccolti presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo e delle centinaia di studi ad esso affiliati in Italia e nel mondo indicano che la risoluzione totale del disturbo si ha in oltre l’80% della casistica, in un media di circa 6-7 sedute. Per risoluzione si intende l’abbandono consapevole di ricorrere a interventi di chirurgia plastica.
Qui di seguito è riportato un documento video esemplare, un caso di terapia breve strategica su una paziente a rischio di dismorfofobia, condotto dallo stesso caposcuola dell’approccio strategico breve evoluto: il Prof. Giorgio Nardone. Il filmato è tratto da una trasmissione televisiva e al suo interno è interamente trasmessa la seduta terapeutica che ha sovvertito le percezioni dismorfofobiche della paziente.