DIETA O NON DIETA?
Da un centinaio di anni le culture economicamente più sviluppate hanno maturato e diffuso al proprio interno il culto della bellezza. Essa corrisponde sempre più con la magrezza, la quale nella donna va preferibilmente associata a forme sinuose (vita stretta, seni prosperosi e fianchi tondi ma non troppo prominenti), nell'uomo ad una marcata muscolatura, anche in zone del corpo in cui la forza non è poi così funzionale alle attività umane (si pensi al culto degli addominali, che ha scavalcato per importanza addirittura quello dei bicipiti).
Che ciò sia un bene o un male non sta a me dirlo, ad ognuno la sua valutazione. Sta di fatto però che da diversi decenni è scoppiata una vera e propria epidemia di… diete!
Ma cosa è una dieta? Ce ne sono a centinaia, se ne sentono veramente di tutti i tipi. Alcune tolgono completamente di mezzo certi alimenti. Altre li mantengono, sia pur molto diminuiti nelle dosi, altre prevedono forti restrizioni con la possibilità di mangiare ciò che si vuole un giorno a settimana. Ma all'atto pratico, ciò che accomuna ogni dieta, che abbia come scopo il dimagrimento, è il controllo e la privazione del cibo, o nella qualità o nella quantità.
Ma le diete funzionano?
Evidentemente si… nel breve tempo.
I frutti della deprivazione calorica si manifestano all'inizio anche abbastanza velocemente. Peccato che dopo le prime entusiaste settimane chi sia a dieta veda scendere l'ago della bilancia sempre più lentamente, creando un senso di scoraggiamento e a volte di abbandono della dieta con il recupero del peso di partenza.
Ma i più caparbi riescono ad arrivare fino in fondo, ottenendo i tanti agognati risultati: dimagriscono fino a raggiungere il peso desiderato.
Anche in questo caso però non è tutto rose e fiori. Ogni persona che si sia sottoposta ad un regime alimentare ipocalorico sviluppa una sana e naturale reazione nel suo corpo. E' un po' come se il nostro organismo, a fronte della minore nutrizione, si difenda entrando in modalità “riserva”. Il metabolismo scende, consumiamo meno energie e calorie. Proprio per questo motivo tutti sanno che, interrompendo una dieta, si rischia di recuperare, purtroppo spesso con gli interessi, i chili persi. Il corpo era stato abituato a vivere con poco e anche il semplice tornare a mangiare normalmente fa salire il peso.
Questo è un meccanismo adattivo molto importante per gli esseri umani. Nel corso dei secoli l'uomo ha fronteggiato carestie, alternate a periodi di maggiore abbondanza di cibo. Abbiamo quindi biologicamente sviluppato una modalità che riduce al minimo i consumi energetici nei periodi di carestia (che al giorno di oggi potremmo definire di dieta), e accumula il più possibile nei periodi di abbondanza (che potrebbe essere la semplice interruzione della dieta) proprio per far fronte ai possibili successivi periodi di carestia.
In pratica succede la stessa cosa quando ci sottoponiamo a regimi alimentari rigidi e controllati. Dimagriamo, all'inizio velocemente, poi il metabolismo rallenta, rallentando anche il dimagrimento e appena torniamo a nutrirci normalmente assistiamo con sconforto a un aumento del peso.
In tutto ciò si aggiunge anche un importante effetto psicologico. I cibi a cui rinunciamo, che siano i carboidrati, i grassi, i dolci o le fritture, diventano nel tempo sempre più desiderati, proprio perché ce li vietiamo costantemente. Resistiamo, resistiamo e alla fine… cediamo, abbuffandoci spesso proprio con quei cibi vietati, con evidenti ripercussioni sul peso, sulla nostra forma fisica e sulla nostra autostima.
Funziona un po' come vietare ad un bambino di assaggiare la sua torta preferita: in questo modo gliela facciamo desiderare ancora di più, concentrando la sua mente proprio su ciò che è negato. Vietarci un cibo significa dunque spesso aprire la strada alla nostra futura abbuffata… proprio per quel cibo, poiché lo abbiamo reso più desiderato.
Un importante studio di settore, pubblicato dalla rivista scientifica American Psycologist, condotto per più di dieci anni su due gruppi di centinaia di persone, uno a dieta e l'altro non a dieta, ha rivelato che, mediamente, il gruppo di individui che nel lungo periodo ha maggiormente incrementato il peso era proprio quello a dieta, rispetto a chi non aveva mai seguito un regime alimentare ipocalorico controllato. Tutto ciò proprio per i pericolosi effetti biologici e psicologici menzionati in questo articolo.
Consideriamo dunque attentamente il metterci a dieta. Gli effetti positivi si possono ottenere rapidamente, ma nel tempo potrebbe rivelarsi un'arma che finiamo con il rivolgerci contro.
A livelli estremi, individui che hanno sottoposto se stessi a innumerevoli diete fallite, possono essere efficacemente aiutati, per mezzo di un'adeguato supporto psicologico, a riconquistare gradualmente un nuovo, equilibrato, rapporto con il cibo e il proprio corpo, concedendosi naturalmente il cibo “cattivo” o vietato, e svolgendo delle adeguate attività sportive o comunque non sedentarie, adatte alla propria condizione ed età.