L'IPOCONDRIA

 

Una malattia immaginaria è peggio di una malattia

(proverbio Yddish)

 

 

    L'ipocondria è l'intensa e angosciante preoccupazione di avere una malattia grave. L'ipocondriaco ascolta continuamente ed ossessivamente il proprio corpo: ogni segnale che esso invia è interpretato come il sintomo di una grave e dolorosa malattia.

   All'inizio la persona cerca di reagire contro il proprio anatema. Può svolgere degli esami medici diagnostici e, a fronte dei risultati negativo ai test, temporaneamente si tranquillizza. Ma poi riparte l'ossessione per la malattia: “E' se l'esame non fosse stato abbastanza preciso?”. La persona torna a fare ulteriori controlli in altri centri specializzati e a intraprendere test ancora più accurati.

 

     Ma questo disturbo è strutturato su un'ossessione mentale, quindi ogni forma di test diagnostico, visita medica, o di controllo delle proprie sensazioni alimenta ulteriormente le preoccupazioni. Anche il parlare ripetutamente dei propri sintomi è ciò che, al di la di un apparente buon senso comune, cementifica la percezione di essere malati. A lungo andare l'ipocondriaco può tirare i remi in barca, quasi rassegnato a dover subire il suo triste destino.

 

    Il fattore davvero paradossale è che frequentemente questi soggetti finiscono con il creare proprio quei sintomi che vorrebbero scongiurare. Individui fissati sulla propria digestione, ad esempio, finiscono con il procurarsi da sé un colon irritabile, proprio perché si sforzano per mesi di andare in bagno più volte al giorno, realizzando proprio così l'irritazione e i temuti problemi intestinali.

 

     Ciò che l'ipocondriaco teme in assoluto è che la propria "oscura" malattia sia molto dolorosa e che provochi atroci sofferenze. La preoccupazione principale è quella di dover soffrire.

 

     C'è un'importante variante al problema, che è stata definita dal Prof. Giorgio Nardone e dall'equipe dei collaboratori dei Centri di Terapia Strategica, chiamata “Patofobia”.

 

    Il patofobico è concentrato su uno o al massimo due “organi bersaglio”. Molto spesso si fissa sul cuore, ha l'angoscia che possa venirgli un infarto. Conduce continui esami diagnostici, sempre più sofisticati, senza riuscire a tranquillizzarsi. La persona si fissa sul proprio battito cardiaco. Anche in questo caso ciò può provocare, nel corso del tempo, degli effettivi scompensi psicosomatici sulla pulsazione. Altri sintomi possono riguardare la respirazione, la pressione, il senso di vertigine, etc.

 

    La maggiore preoccupazione del patofobico è quella di morire in modo fulminante: in qualunque momento, dietro l'angolo, l'organo “malato” potrebbe cedere, spezzando il sottile filo della vita, cui ci si sente appesi.

 

Il quadro completo delle tentate strategie che, se reiterate, peggiorano il problema è quindi:

 

* Effettuare continui esami diagnostici e visite mediche

* Informarsi su internet sulle malattie e le possibili cause

* Ascoltare incessantemente il proprio corpo, cercando di controllarne i sintomi

* Parlare ripetutamente con gli altri dei propri sintomi

* Chiedere aiuto agli altri, come se si fosse malati

 

    In queste due forme di patologia la terapia strategica sgretola la cinta muraria, apparentemente rassicurante, che il paziente ha costruito attorno a sé nel corso del tempo. Nella psicoterapia permetto al paziente di controllare le proprie ossessioni, in modo che non siano più loro a guidare l'individuo, ma sia lui a impossessarsi dei sintomi, fino ad annullarli. Tutto ciò in una media di circa 7-8 sedute (fonte: Centro di Terapia Strategica Breve di Arezzo e Studi Affiliati).

 

     Nelle forme più avanzate, quando il paziente, nel corso dei mesi o degli anni, presenta dei sintomi psicosomatici, come potrebbe essere ad esempio la perdita dei capelli, la durata della terapia per la fase acuta rimane in genere invariata: sulle 7 sedute, periodo entro il quale si sradica l'ossessione ipocondriaca. I sintomi psicosomatici, invece, impiegano più tempo a recedere. Il corpo umano infatti necessita di maggior tempo per recuperare quelle funzioni precedentemente alterate dall'intervento ossessivo della psiche nel paradossale tentativo di controllare del problema.

 

Davide Norrito - Psicologo e Psicoterapeuta - ricevo a Trapani

Iscritto all'Ordine degli Psicologi della regione Sicilia al n° 4735